Genere: reggae

Affluenza: ***

Qualità musica: *

Spirito rock: **

Pericolo alluvione: *****

Qualità drink: ****

Ogni tanto il calore e l’istinto alla socialità tipici del Bar Iside possono venire spazzati da un concentrato di sfighe che si inanellano come i morelli di salsiccia, spietate e indifferenti ai problemi che possono causare a quel centinaio di persone presenti che, minuto dopo minuto, si rendono fatalmente conto di quanto sia difficoltoso in certi casi rimanere allegri, aperti e comunicativi. Beffa delle beffe, tutto è successo in quella che doveva essere una commovente serata di festa, di abbracci e di addii, ovvero la serata conclusiva del locale che, per motivi personali del proprietario – il mio vecchio amico Gigi Scarminanza – rimarrà chiuso per un tempo non ancora definito ma probabilmente piuttosto lungo.

Ma procediamo con ordine: per prima cosa ha iniziato a piovere, quindi il concerto, che si doveva tenere nel giardino esterno, viene riprogrammato nella stretta saletta interna. A quel punto, 10 minuti prima dell’inizio, Hot Funker e i Vortici, una banda di debosciati proveniente da San Giovanni in Persiceto, si accorge dell’assenza del secondo chitarrista. Ricostruendo le vicende arrivano alla conclusione di esserselo dimenticato nel cesso dell’ultimo autogrill in cui si sono fermati.

Gigi inizia ad avere sospetti sulla professionalità del gruppo, ma per avere conferma dei suoi dubbi gli è sufficiente attendere l’inizio del concerto: Hot Funker e i Vortici fanno letteralmente schifo al cazzo! Il loro è un reggae anonimo e monocorde che vorrebbe apparire originale grazie alla commistione di basi italo-disco e i ritmi ballabili dell’America Latina, però è anche privo di personalità e del tiro giusto. Ma, al di là della forma, sono proprio le canzoni a mancare. Non una che rimanga nelle memorie, mai una melodia consistente, mai un ritornello che coinvolga, mai un guizzo, mai una sorpresa.

Come anticipato, le sfighe per Gigi Scarminanza e per la folla del Bar, anche piuttosto nutrita, non finiscono qui: la pioggia insistente inonda il giardino del locale e manda in corto alcuni fili elettrici che finiscono per guastare il generatore di corrente che alimenta lo spillatore della birra.

Basterebbe questo per gridare al totale fallimento della serata, l’assenza di birra scoraggerebbe un qualsiasi puddista che si rispetti, ma la gente si accorge anche che il livello di piena del fiume Savio, proprio a ridosso del locale, ha raggiunto la sommità arginale ed è a un passo dallo straripamento. Il locale è sotto il livello del fiume e non solo i clienti, ma anche il gruppo e tutto il personale, iniziano a intuire che se la piena trabocca il bar verrebbe immediatamente sommerso. Oltretutto è diventato quasi impossibile anche uscire, non solo per la pioggia e le raffiche di vento fino a 80 km/h, ma perché la strada esterna è ricoperta di densi strati di fango. La gente è comprensibilmente preoccupata, i musicisti hanno smesso di suonare e, come gli altri, se ne stanno impotenti, appiccicati alle vetrate del Bar Iside.

E’ a quel punto che Gigi Scarminanza ha un’illuminazione che si rivelerà cruciale: mi chiama.

In quel momento mi trovo al Gabbiano da Frank a mangiare bucatini allo scoglio insieme a Renzone il Babbone, Adriana la Fattucchiera e Yalla l’Oracolo, eminenti autorità del Puddismo, per discutere il modo di giungere nel più breve tempo possibile al mondo perfetto anelato dal Puddismo, ma capisco subito dalla voce di Gigi la gravità del contesto, così mi decido a partire in direzione del Bar Iside.

Quando mi presento sul posto, dopo non poche difficoltà riscontrate nel passare attraverso fango, acqua e vento, trovo i clienti a dir poco angosciati, alcuni stanno addirittura piangendo e la tensione è arrivata alle stelle. Due ragazzi si stanno picchiando, un rasta pieno di tatuaggi sbatte ripetutamente la testa contro un muro, una fanciulla è letteralmente sotto shock e parla solo coi rutti, un’altra si è strappata i vestiti ed è di fuori che rotola nel fango, i vigili del fuoco non arrivano perché sono impegnati in altri punti critici della città. La situazione è veramente disperata.

Prendo il microfono e faccio un discorsetto. Poche parole, ma pronunciate con calma, autorità e sicurezza. Come ci si aspetta da un Profeta.

In breve la gente si tranquillizza, soprattutto dopo aver spiegato a tutti chi sono e la buona sorte riservata ai locali da me frequentati.

Dopo un trascinante pistolotto sulla potenza e sulle capacità divinatorie della musica, suggerisco ai Vortici di lasciare perdere il loro reggaeton del cazzo e di seguire per una volta l’istinto, i sentimenti, la rabbia che covano dentro: “Tirate fuori le palle e suonateci un po’ di sano rock’n’roll.”

Così tornano sul palco e, sorprendendo tutti, iniziano a pestare come forsennati reinterpretando con furore pezzi scatenatissimi di gruppi immortali: Stooges, Alice Cooper, New York Dolls, Ramones, Dead Boys, Clash. Addirittura i Damned!

“Stab Your Back… Stab Your Back… Stab Your Back… Stab Your Back…”

Una mezzora da pelle d’oca, su cui non mi soffermo perché in fin dei conti si trattava soltanto di cover e non di canzoni originali. Resta il fatto che durante l’improvvisata esibizione basata su questa diabolica scaletta, come per incanto la pioggia smette di precipitare, i venti pian piano si calmano, le acque del fiume si ritirano lasciando respirare gli argini, incredibilmente non ancora rotti.

I clienti miracolati si fiondano nel giardino del pub e, dopo aver rimirato qualche stella che comincia a fare capolino da dietro nuvole sempre meno nere e sempre meno incombenti, iniziano ad esultare, ad abbracciarsi, a baciarsi, a ridere e ballare, e poi ad intonare tutti insieme e spontaneamente l’Inno del Puddismo.

Gigi durante la serata mi ha offerto diverse Pale Ale belghe – di cui si ritiene un grande intenditore – la gente non smetteva di ringraziarmi e domandarmi autografi. La band stessa mi interpellava chiedendomi suggerimenti. Voleva sapere di più sul Puddismo e su come migliorarsi nella vita, prima ancora che come musicisti.

Ma, a quel punto, il Vostro Profeta aveva compiuto la sua missione e messo già la prima, con l’idea di ritrovare Renzone il Babbone, Mammina la Fattucchiera e Yalla l’Oracolo, ovunque si trovassero, per continuare a discutere sul mondo perfetto anelato dal Puddismo.

E poi ciao.